
Il potere della lentezza: un ritorno alla nostra ciclicità
- Veronica Compagnoni
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Un piccolo gesto che cambia lo sguardo
Ieri mi sono presa il tempo per stare.
Ho camminato nel bosco, respirando il profumo di terra umida e di muschio. Tra i noccioli spuntavano funghi silenziosi e, tra i rami, uno scoiattolo correva veloce come un pensiero leggero.
Poi mi sono fermata in riva al Lago del Piano, nella sua riserva naturale. Le ninfee galleggiavano sull’acqua immobile, custodi di un habitat che respira in silenzio. Ho osservato i riflessi, i movimenti impercettibili, i dettagli che spesso la fretta non mi permette di vedere.
È in questa quiete che mi ri-centro, trovo equilibrio e accolgo le mie sfumature. Sono cresciuta in campagna, nella natura, e per me il contatto con i cicli naturali è sempre stato quotidiano. La lentezza diventa allora un ritorno: rallento, decellero, per poter scegliere con più chiarezza dove orientarmi.
Lentezza → Centratura → Creatività → Sfumature
Lentezza: rallentare significa smettere di inseguire il tempo e iniziare ad abitarlo.
Centratura: il silenzio e il respiro ci riportano dentro, nel nostro baricentro.
Creatività: dalla centratura nasce un pensiero fertile, libero, capace di immaginare nuove possibilità.
Sfumature: solo così lo sguardo si apre e diventa capace di riconoscere le infinite sfumature di noi stesse e degli altri.
La lentezza come madre della creatività
La lentezza non è immobilità: è un movimento dolce che lascia spazio alle idee.
È in una passeggiata senza meta, in un pomeriggio lasciato scorrere senza agenda, che spesso nasce l’ispirazione.
La lentezza è connessione: con il corpo, con le emozioni, con la nostra parte più autentica.
È proprio in questa connessione che nasce la possibilità di vedere diversamente, di cogliere sfumature nuove dentro di noi e nelle relazioni.
Strategie trasformative per allenare la lentezza
La lentezza non si coltiva solo con piccoli gesti. Diventa un vero e proprio allenamento interiore: un processo educativo e di counseling che ci insegna a distinguere, a scegliere, a rimanere presenti.
Ecco 5 strategie che puoi sperimentare:
Ritualizzare il tempo – creare piccoli rituali di apertura e chiusura della giornata per ridare ritmo e senso al vivere.
Educarsi al silenzio – dedicare momenti regolari senza stimoli esterni, lasciando che il silenzio diventi grembo fertile per intuizioni nuove.
Tempo lento nelle relazioni – praticare l’ascolto senza fretta, accogliendo i silenzi e osservando i dettagli di chi hai davanti.
Accogliere i cicli naturali – osservare le stagioni, i cicli lunari e i propri ritmi biologici per imparare a smettere di chiedersi prestazione continua.
Coltivare spazi vuoti – lasciare intenzionalmente tempo non programmato, come luogo fertile di imprevisti, pensieri nuovi e creatività.
Queste non sono semplici “tecniche”, ma vere strategie educative: ti allenano a vivere la lentezza come scelta, come disciplina interiore, come via per ritrovare equilibrio.
La lentezza come pratica educativa e di counseling
Dal punto di vista educativo e di counseling, la lentezza diventa uno strumento di consapevolezza e trasformazione.
Ti aiuta a:
distinguere ciò che è urgente da ciò che è davvero importante,
riconoscere i momenti di pausa come occasioni di crescita,
dare valore al ritmo naturale che ti abita, invece che forzarlo.
La lentezza è, in fondo, un’educazione all’essenziale: non significa fare meno, ma imparare ad abitare meglio.
Domanda per te:
quando rallenti e ti centri, quali nuove sfumature di te stessa riesci a vedere?
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